1. Sognavi di fare lo Chef ma sei diventato curatore per Slow Food Editore delle guide  “Osterie d’Italia” e “Birre d’Italia”, com’è cambiato il tuo percorso? 
Il mio percorso è cambiato, credo, il giorno in cui ho deciso di venire a Pollenzo. Grazie a un uomo, oltre che un cuoco, straordinario come Vittorio Fusari, ho capito che la cucina forse era uno spazio troppo stretto e sarebbe stato meglio occuparmi di cibo con uno sguardo più ampio. Le guide sono arrivate un po’ per caso in questo percorso: frequentavo l’Unisg e uscì la possibilità di fare uno stage da Slow Food Editore. Quando arrivai c’era in lavorazione la prima guida alle Birre d’Italia, io sapevo poco di birra e nulla di come si facesse una guida, però mi sono buttato ed è andata bene.

2. Cosa ti ha portato a Pollenzo nel 2004, anno di apertura dell’UNISG, e come credi che questa Università sia cambiata da allora?
La curiosità e la voglia di occuparmi davvero di quella che ai tempi era nient’altro che una semplice e molto confusa passione. Pollenzo era il sogno che avevo da bambino che si faceva realtà: finalmente potevo passare il mio tempo a studiare ciò che mi piaceva di più e potevo confrontarmi ogni giorno con altri che avevano la mia stessa passione. Ricordo che la prima volta che sentii parlare di Pollenzo fu in una chiacchierata con Vittorio (Fusari). Io ero ancora convinto di fare il cuoco e lui mi disse “mi pare che a Bra, Slow Food stia pensando a un’università, prova a sentire”… il giorno dopo ero già al telefono e mi risposero che sì c’era un’idea ma era poco più di un progetto… L’Università è cresciuta, è maturata, per certi aspetti è diventata un luogo più “normale” rispetto ai nostri primi anni totalmente pionieristici, ma mi sembra che lo spirito, la voglia di raccontare cosa il cibo rappresenti al di là di facile storytelling e falsi miti continui a essere viva.

3. Oltre alla cura delle guide sei autore di due libri “Cuocere: dalla scoperta del fuoco ai giorni nostri” e “Il piacere della birra: viaggio nel mondo della bevanda più antica”, come trovi gli argomenti giusti per contrastare la crisi dell’editoria?
Gli argomenti dei quali scrivo sono spesso quelli che vorrei leggere. Quando con Luca Giaccone abbiamo pensato a Il piacere della birra siamo partiti con un’idea in testa: far appassionare alla birra qualcuno che di questa magnifica bevanda non ne sapesse nulla. Per farlo abbiamo provato a essere precisi, narrativi e divulgativi. Lo stesso approccio mi ha guidato per Cuocere: anche se ho scelto di non farlo professionalmente cucinare ha continuato e continua a essere un’attività che faccio ogni volta che posso divertendomi e cercando di imparare cose nuove. Ho provato quindi a trasferire in un libro, che di nuovo fosse alla portata di tutti, le cose imparate negli anni, i piccoli trucchi, i perché dietro a preparazioni quotidiane e ripetitive.

4. Da pioniere degli studi in Scienze e Culture Gastronomiche cosa consigli a chi vorrebbe iniziare il corso di laurea triennale? 
Di lasciarsi coinvolgere e cercare di assorbire tutto quello che questo posto ha da offrire. Di guardare a ogni storia con curiosità e senza pregiudizi. Di andare oltre quello che le lezioni sono in grado di dare, ma di andare più in là, e di cercare uno sguardo personale in ogni aspetto.