Avete mai sentito parlare di “Bike N’ Eat”?
Maham Rizvi, studentessa UNISG, ha creato questo evento in collaborazione con il gruppo The Bike Republic di Torino ispirandosi allo “Slow Roll” di Detroit (un gruppo amatoriale eterogeneo di persone con lo scopo di valorizzare il panorama cittadino in bicicletta). L’idea di Maham e dei suoi aiutanti è di promuovere tradizioni gastronomiche locali, gustandole tra una pedalata e l’altra; un modo diverso, divertente ed ecofriendly che consente di riscoprire bellezze paesaggistiche talvolta sconosciute.
In ottobre un primo tour alternativo ha portato appassionati e non alla scoperta della scena gastronomica torinese in bicicletta durante il Salone del Gusto e Terra Madre. Quale occasione migliore di Slow Fish per avventurarsi in un nuovo tour “gastro-ciclistico” ?
Domenica 17 Maggio il Bike N’Eat ė tornato con un nuovo fantastico giro gastro-itinerante, destinato ad impavidi curiosi, alla scoperta di Genova in tutte le sue sfumature: la zona urbana ed il suo traffico, i piccoli porticcioli di pescatori, il meraviglioso lungomare che costeggia la città e tutte le specialità culinarie amate dai locali e a non sempre note ai turisti.
L’escursione, della durata circa di quattro ore, non è stata una semplice passeggiata a causa del percorso Porto Antico-Nervi piuttosto lungo (24 km) e non lineare: le stradine all’interno della cittá sono piccole e ricche di impetuosi sali-scendi.
Ciò nonostante il tragitto si è rivelato il migliore auspicabile: il “pacchetto” ha incluso sia un assaggio della vita portuale locale tra i piccoli borghi costieri sia un’immersione nella vita della vera città marinara dei coloratissimi complessi di appartamenti genovesi colmi di biancheria stesa al sole. “Meggiu de cuscì nu se peu” (Meglio di così non si può).
Ecco un breve racconto del tour genovese:
Partenza al Porto Antico di Genova dove, dopo la spartizione delle biciclette, è stato rotto il ghiaccio tra i partecipanti sgranocchiando qualche slerfa (pezzo) di Focaccia Genovese (Fugassa) unta e croccante come vuole la tradizione, gentilmente consegnata dall’Associazione Panificatori Genovesi, con il consiglio di mangiarla appoggiandola alla lingua dalla parte superiore per assaporarla al meglio.
Il termine “Fugassa” in genovese significa “cotta nel focolare”. Anticamente veniva mangiata in chiesa durante i matrimoni al momento della benedizione, ma oggi accompagna la giornata dei genovesi dalla colazione, insieme ad un tiepido cappuccino, all’aperitivo e ai pasti rigorosamente affiancata da un bicchiere di vino bianco ligure (gianchetto). Viene considerata l’ “Ambasciatrice” della Liguria, portatrice del sapore di Genova nel mondo; il Marchio Focaccia Genovese attualmente la protegge dalle contraffazioni.
“Sotto questo sole è bello pedalare sì, ma c’è da sudare” (Francesco Baccini)
Terminati i convenevoli il gruppo, composto da circa una ventina partecipanti italiani e non, ha attraversato il caotico centro urbano per poi giungere in Corso Italia, il lungomare genovese, per respirare un po’ di quiete e d’aria fresca salmastra.
La prima tappa, Boccadasse, è un caratteristico e piccolo borgo di pescatori. Dal lungomare sovrastante (Corso Italia), una creuza (tradizionale sentiero ligure per muli) conduce alla piccola spiaggia, dalla quale si può raggiungere il capo di Santa Chiara, per ammirare tutta la Riviera fino al promontorio di Portofino. Boccadasse è un soggetto ideale da cartolina, con case colorate, splendide piccole spiagge e barche a remi in secca sulla riva. Una di quelle barche, il gozzo più famoso e fotografato del borgo marinaro, accompagna Mario e Gigi in mare aperto tutte le mattine per pescare quella che sarà poi l’offerta del giorno nel loro locale: il neonato Ittiturismo “Ge 8317” a cura della Coop Pescatori Boccadasse. Il nome non è un numero cabalistico, bensì la targa del piccolo peschereccio, del quale i due proprietari sono follemente innamorati.
Dopo un rinfrescante bagno in mare, i ciclisti hanno assaporato la pasta al sugo di mare a Km 0 dei due pescatori, all’ interno del piccolo locale molto raccolto, che ricorda una taverna marinara, dipinta con gli stessi colori del gozzo. Delizioso e rinvigorente, il primo piatto ha egregiamente ricaricato le batterie del gruppo per affrontare le vere difficoltà: gli insidiosi vicoli genovesi.
Seconda tappa e giro di boa: il porticciolo di Nervi. La simpatica signora Antonella, improvvisata vigile urbano, ha sapientemente coordinato il traffico ed il parcheggio all’arrivo del tour per non recare disturbo durante la visita alla sua piccola gastronomia.
Con un caratteristico accento genovese ha presentato la sua offerta di prodotti, i loro usi comuni e le origini. La sua sapiente scelta ha perfettamente rappresentato la gastronomia regionale e con la stessa enfasi la signora ha ritratto il modello della tipica scignua (signora) genovese, semplicemente interpretando se stessa. Prima ha proposto un piatto di assaggi con: focaccia con pesto e salsa di noci rigorosamente casalinghe e secondo tradizione, focaccia alla salvia con salame locale di Sant’ Olcese e tris di formaggi della Val Trebbia (mozzarella accompagnata da pomodorini, caciotta e ricotta fresca con miele di Albenga). Ha servito poi il suo cavallo di battaglia cucinato nella notte precedente: le torte salate preparate con le ricette esclusive della sua famiglia, ovvero la torta di riso nella versione spezzina ed il classico polpettone patate e fagiolini, accompagnate dalla narrazione dei procedimenti culinari, pressocchè irripetibili a casa per la mancanza di un qualsiasi riferimento relativo alla quantità degli ingredienti utilizzati. Pasiensa, sciûsciâ e sciorbî no se peu (pazienza, soffiare e sorbire , contemporaneamente, non si può).
“Sotto questo sole rossi e col fiatone…” (Francesco Baccini)
Terza ed ultima tappa, rinfrescante, presso la Gelateria Carla a Sturla, sulla via del ritorno verso il Porto Antico. Una gelateria artigianale di tutto rispetto questa che, dal 1930, vanta una lunga storia familiare nata grazie all’incontro, nel primo dopoguerra, del fondatore Mario e di suo fratello Amedeo con un “gentiluomo siciliano” che gli insegnò la ricetta del suo gelato artigianale. L’attività prosegue ancor oggi con la conduzione di Francesco, nipote di Mario e Amedeo, che utilizza solamente le storiche ricette di famiglia che mai sono state rivelate ad alcun membro estraneo al nucleo familiare, sempre e solo tramandate a voce di generazione in generazione, senza alcuno scritto. Come una volta, i prodotti impiegati sono quelli stagionali, freschi, delle colture locali e dei mercati regionali. Non solo le ricette sono state tramandate nel corso degli anni: la passione per il mestiere è diventata un carattere ereditario di questa famiglia di gelatai.
Grazie al grandissimo entusiasmo dei “turisti su due ruote” , ai notevoli sforzi degli organizzatori, ed alla preziosa collaborazione dei piccoli produttori, il Bike N’ Eat ha avuto un gran successo, regalando ai partecipanti un ricordo speciale della giornata insegnando molto di una Genova sconosciuta sotto alcuni aspetti che si sono rivelati speciali.
L’evento dovrebbe forse entrare nella storia del Comune ligure: pochi hanno quotidianamente il coraggio di viaggiare per la città in bicicletta, e nessuno ha mai soltanto pensato di poterlo fare in gruppi numerosi, per una lunga tratta, in una domenica di sole splendente. Ma i ragazzi del Bike N’ Eat hanno sfatato un mito ed hanno dimostrato che volere è potere talvolta, con i giusti accorgimenti necessari al caso!
In bocca al lupo per la prossima appetitosa pedalata!