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Molise, paese che vai storia che trovi: Maria Concetta

Il Molise è una tra le regioni italiane meno menzionate a livello turistico, ma non ha nulla da invidiare alle località più rinomate, anzi. Il mio viaggio alla scoperta del Molise è stato un continuo susseguirsi di autentici incontri mozzafiato, più unici che rari, come quello di cui ho deciso di narrare nelle prossime righe.

Esistono alcuni luoghi remoti dove il tempo sembra essersi fermato: luoghi semplici circondati dalla natura, in cui i sogni ancora si realizzano. Incastonato tra le montagne molisane giace Montelongo, un piccolo paesino (di trecento anime o forse meno) “d’altri tempi”, custode di uno dei più preziosi gioielli della cucina molisana: la Trattoria La Nostrana.

Tra le sue mura è racchiusa una tradizione tenuta sapientemente in vita giorno dopo giorno dalla “patronne” della casa con la sua attività molto particolare.

Maria Concetta Pannunzio è la simpatica signora che ama dar sfogo alla sua proverbiale passione, il buon mangiare, in quella che par più un archivio vivente della cucina molisana piuttosto che un’ordinaria trattoria. Lei stessa si definisce una non una cuoca, bensí “una casalinga a cui piace tantissimo mangiare e che di conseguenza cucina”. Ma nel suo regno non solo cucina: si prende cura degli ospiti, del paese e autoproduce tutto ciò di cui ha bisogno: le verdure, le marmellate e le conserve, il pane, i sott’oli e persino i formaggi ed i salumi. Solo il vino non porta il suo “marchio”.

Ogni dettaglio spaziotemporale e gastronomico del ristorante è stato personalmente curato dalla signora con l’obiettivo di preservare il suo particolare mondo attraverso la cucina. I piatti raccontano un territorio, il suo cibo è non solo assemblaggio di materia prima, ma è amalgamato da pazienza, amore e sofferenza. Nelle pietanze si avverte il sapore aspro della vita della donna; la sua ampia conoscenza delle tradizioni locali le permette di esser la custode vivente di antiche ricette quasi perdute, presenti solo nelle memorie di pochi anziani.

Rievoca quotidianamente la qualità ed i sapori autentici di un tempo cambiando il menù del giorno a seconda di quello che ha a disposizione, proprio come in una semplice casa. Un consiglio: mai chiederle anticipazioni su cosa verrà servito a tavola, la risposta potrà esser soltanto molto approssimativa.

Maria Concetta non è “una mera reincarnazione di un antico quaderno di ricette della nonna”: spesso attualizza le ricette ed azzarda esperimenti, adatta continuamente il menù alle stagioni ed alla disponibilità degli ingredienti, con una particolare attenzione ai suoi gusti, perché questa grintosa signora cucina solo quel che mangia anche a lei.

E’ come “una zia che cucina il pranzo della domenica per un parente che torna da lontano”. Non è detto che il pasto venga gradito fino in fondo da tutti i commensali, ma senz’altro sarà conforto per chi nel palato ha ancora i ricordi dei sapori familiari di una volta.

La Trattoria Nostrana a prim’occhiata può sembrare il frutto di generazioni di tradizione ristorativa, ma in realtà questo ristorante non ha ancora spento una decina di candeline. Non è sempre stata la vita di Maria Concetta, ma rappresenta il suo sogno ed il suo miracolo.

Solo nel 2006, alla morte dei genitori, Maria ha deciso di ritrovare se stessa, dopo anni trascorsi a Termoli lavorando come analista, tra quelle che sono state le colline della sua infanzia per dar forma e sostanza al suo vero progetto di vita: fare cucina. Contro il parere di tutti si è trasferita a Montelongo ed ha ristrutturato il rudere che l’ha vista crescere fino all’età di 10 anni, una vecchia casa patrizia del Settecento. Con il solo aiuto di se stessa e della sua infinita forza di volontà ha ristrutturato l’abitazione e superato i mille e più disagi che hanno bussato alla sua porta.

“Emarginata e lontana da Dio e dagli uomini”, come lei stessa si è definita per la mancanza di ogni contatto con parenti e amici, è riuscita a portar avanti la sua battaglia. La sua idea era di creare un locale diverso da quella che era l’offerta della zona, ovvero carne cotta sulla piastra e non più sui carboni come si era soliti fare un tempo.

Voleva “riesumare” i sapori della sua casa, quelli creati abitualmente dalle mani di sua mamma e delle zie, che fondamentalmente erano poi i sapori di tutta la valle.

La sua “ciliegina sulla torta” era l’aggiunta un aspetto socio-culturale alla gastronomia locale invitando al suo tavolo persone alla ricerca di un particolare ambiente familiare in cui rilassarsi, parlare e raccontarsi le storie di una volta.

Maria Concetta  & Greta

Tutto quel che ha desiderato l’ha realizzato. Ben lo dimostra nelle serate invernali accomodandosi, una volta servita la cena, davanti al camino per chiacchierare con i clienti che per lei sono, fin dal primo antipasto, dei cari amici.

Maria Concetta non ha dipendenti: la cucina e la sala sono unicamente nelle sue due mani ed il trucco del successo nella gestione di tutto questo gran lavoro da sola (e non più in una così giovane età) per me rimane ancora un mistero. Definirla una Wonderwoman mi sembra quasi un eufemismo!

Con la signora Maria Concetta ho trascorso un intero pomeriggio: ho preparato insieme a lei la cena e, durante la preparazione, ho assistito ad una lezione di vita imprevista.

Raccontando le esperienze vissute ha caldamente consigliato, o forse delicatamente obbligato, a me e i miei compagni di non interrompere i nostri sogni, a portar avanti le idee in cui crediamo senza farci mettere i bastoni tra le ruote, perché come la sua esperienza dimostra a pieno, la soddisfazione di realizzare quel che davvero abbiamo nel cuore val più di innumerevoli difficoltà e allieta qualsiasi sacrifico.

Arrivare a Montelongo richiede pazienza, di certo non si può definire questo silenzioso paesino come un luogo di passaggio. In Molise si vive senza fretta, le strade da percorrere richiedono particolare attenzione e sono a tratti scomode, ma il tempo qui ha un altro valore. O meglio direi che ha ancora un valore.

Questo valore Maria Concetta ha voluto trasmetterlo cucinando assieme a noi la sua pizza molisana, fiore all’occhiello della trattoria nel periodo invernale.

Si tratta di una torta di farina di mais che per esser cotta viene posta sulla base arroventata del camino e coperta poi con la “coppa” (tegame di ferro a campana) sul quale vengono appoggiati carboni ardenti e cenere calda; è con questo un tipo di cottura che man mano la pietanza sviluppa le peculiarità dei sapori regionali di una volta.

Il condimento del piatto lascia piena libertà alla creatività del cuoco o meglio della dispensa: si possono utilizzare le verdure di stagione, la salsiccia o come nel nostro caso i fagioli, per prepara una sorta di “sugo”, pronto ad accogliere la pizza di mais che deve esser spezzettata al suo interno poco prima del servizio creando una minestra molto densa.

Ecco un piatto lento, confortante, “sbilenco” come piace a Maria Concetta, ma ricco di sapori genuini che infondono una quiete quasi irreale scacciando via ogni pensiero.

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